María Teresa e le sue figlie Martiri
Josefa al Sacro Cuore – Poesia

Josefa al Sacro Cuore – Poesia

La celebre suora indirizza il suo amore nella sofferenza al Sacro Cuore di Gesù.

Voglio soffrire e lo voglio con grande desiderio, ma la mia carne ribelle resiste con infatuazione.

Perché amo così tanto il corpo e trascuro l’anima, quindi la mia carne sente la vita crocifissa.

Ma ora vi prometto dal profondo della mia anima di conquistarmi nelle mie passioni essendo più mortificato.

Se finora, mio Gesù ingrato, sono fuggito dalla tua croce, nell’amore ripeto cantando “Viva la croce”.

Tra angoscia e agonia, Mio Gesù, voglio bruciare e con ferventi aneliti amare, nascondere, soffrire.

Tra spine e amarezza Voglio essere viola, e lì, nelle umiliazioni avrò le mie delizie.

Tra croci e fatiche per il tuo amore voglio vivere umiliato e disprezzato senza sollievo fino alla morte.

Quando ti contemplo sulla croce hai sete del mio amore. Vedi la sete che ti offro per mitigare il tuo dolore.

Trafitto da tre chiodi sulla croce voglio vivere senza conforto o consolazione con il mio Amato fino alla morte.

Quando sono malata e a letto sentirò i dolori, poi, alienato, canterò dei miei amori.

Abbracciata alla mia croce vivrò volentieri e, gravata dalle mie fatiche Gli rivolgerò mille preghiere.

L’amore, che è generoso non si lascia mai sconfiggere e, anche se con dolore, viva la sofferenza!

Nella cella isolata nasconderò il mio dolore e lì, nel santo silenzio del mio Sposo gioirò.

Ti amerei così tanto che potrei morire dopo e, in un atto di puro amore possederti completamente.

Per questo è necessario che io soffra in silenzio facendomi guerra in tutto e per tutto solo per renderti felice.

L’amore non è mai inattivo, vuole incendiare tutto perché vuole bruciare in fiamme e nel desiderio di soffrire.

Nei dolori e nelle avversità l’amore viene messo alla prova per vedere se è molto forte o se si arrende al dolore.

L’amore vuole un’anima grande, un cuore distaccato, per portare la croce senza fermarsi lungo il cammino.

L’amore nasce nel dolore, vive nell’umiliazione cresce nell’abbandono e regna nella persecuzione.

Tra la dimenticanza e il disprezzo, mio Gesù, voglio vivere perché tu possa provare se il mio amore è puro e sa soffrire.

Rinuncio d’ora in poi a tutti i piaceri vani, consolazioni e piaceri, abbracciando la sofferenza.

Dolori e siccità sono doni del mio Dio, che vuole nelle avversità dimostrare tutto il suo amore per me.

Vorrei, mio Gesù essere così umile e piccola, da essere calpestata sotto i piedi di tutti senza che mi sentano lamentarmi.

Noi due vivremo insieme senza mai separarci così che i nostri due cuori possano battere all’unisono.

Per il tuo amore, caro Gesù, vorrei impazzire e per sciocca e disprezzata del mondo, scomparire.

Come una farfalla ansiosa volerò verso il tabernacolo e in un amorevole tubare veglierò sul tuo riposo.

E quando vorrai svegliarti canterò con gioia la mia canzone, dal cuore, perché sia gradito a te.

Né gli uccelli allegri né il canto dell’usignolo non potranno mai conquistarmi nel lodare il mio Amato.

Come una piccola ape industriosa andrò di fiore in fiore, di tutte le mie sorelline raccogliendo il loro liquore.

E poi verrò volentieri ad offrirla ai tuoi piedi, che siete assetati d’amore per placare la vostra sete.

Dal tabernacolo, mio Amore, mi chiami incessantemente. Voglio ricambiare immolandomi sul tuo altare.

Se l’amore ci ha fatto incontrare per le vittime di entrambi, ti prego, mio Gesù, di essere vittima del dolore.

In quella dolce prigione, mio Gesù, rinchiudimi e così, imprigionato e legato, i miei peccati saranno purificati.

Prigioniero nel tabernacolo per amore mio vuoi vivere. Lasciami entrare in questa prigione e in quella prigione vivere.

In quella dolce prigione solitaria vivrò E nel tuo cuore dormirò in pace.

E, per mia grande gioia, proprietario del mio cuore, mi permetti di avere la chiave della prigione.

Che io sia una sentinella alla porta del tabernacolo, alternandomi con gli angeli e serafini che cantano.

E lì starò volentieri giorno e notte davanti al tabernacolo a guardia dell’ostensorio dove è rinchiuso il tesoro.

E non devo consegnare la chiave del mio tabernacolo che ho i miei amori rinchiusi nel virile.

E non permetterò mai al mio amore il mio amore lasci il tabernacolo e quando non potrò più vivere morirò lì soffocato.

Come una lampada accesa voglio ardere davanti al tuo altare rimanendo ardente, consumandomi nell’amore.

Nel silenzio della notte ci riuniremo e lì comunicheremo cuore a cuore.

Quanto saremo felici in silenzio, noi due senza che nessuno disturbi la nostra comunicazione!

Vengo qui catturato dal fuoco del tuo amore, chiedendoti di trafiggere il mio cuore con dardi attraverso il mio cuore.

Così, dunque, ferita dal dardo del tuo amore mi riconoscerai come tua quando lascerò questa prigione.

Dal chiostro come prigioniera vivrò disprezzata, e così, unita al mio Amato, tra le sue braccia morirò.

Una suora cerca Gesù nella solitudine

Vengo qui, mio Gesù a cercarti nella solitudine Ho tante cose da dirti ascoltami, per pietà.

Mi hai lasciato così solo… Amore mio, dove sei? Vedi che senza di te non vivo e sto morendo di rimpianto.

Dimmi se sei arrabbiato che voglio fare ammenda che preferirei desiderare mille morti piuttosto che peccare di nuovo.

Perché la colpa è mia e in questo dico la verità che non ti ho ripagato in tutta la fedeltà.

Ai tuoi piedi nel pentimento vengo in umiltà dimmi le buone litanie e conosci la mia malvagità.

Puniscimi come vuoi Voglio stare con te E anche se mi fai a pezzi non dovrò lasciarti.

Mi vuoi arida e secca e con molta oscurità sia benedetto il tuo nome sia fatta la tua volontà.

Sono sola, amore mio e in una tale desolazione che non desidero altro che unirmi al mio Dio.

Non ho mai gioia e senza di te è tutto un dolore Portami dove vuoi che vada che io sia contento.

Tu sai bene, vita mia la sete d’amore che ho dammi presto da bere perché non ne posso più.

Queste ansie veementi mi uccideranno alla fine e se vuoi, mio bene puoi curare tutto.

La tua mano è stretta e non me la dai non rinuncerò a provare che prima o poi la aprirai.

Finché ti lasci vedere e io possa trovarti tutti i miei dolori spariscono e tu curi la mia malattia.

Vedete che sono malata e molto gravemente e se vuoi che io viva fatemi trovarvi presto.

Hai ferito il mio cuore ma per una ferita mortale non posso trovare una medicina se tu non curi il mio dolore.

Tu sai cosa chiedo e puoi darlo anche tu quello che non posso fare con le preghiere lo otterrò piangendo.

Anche se fate finta di non sentire e non mi ascolti non smetterò di chiedere che alla fine me lo concediate.

Se all’inferno mi fai per un’eternità se siamo entrambi uniti poco mi è dato.

Il giorno in cui ti troverò dovrò imprigionarti e non importa quante scuse troverai non ti lascerò andare.

In questa umile celletta abiteremo entrambi e non dovrai mai andartene senza portarmi con te.

Lascio tutto nelle tue mani disponimi alla tua volontà come mio fedele Sposo è a te che spetta il comando.

Vi do la mia comprensione, la mia memoria e la mia volontà, il mio cuore e la mia anima con tutta la mia libertà.

Come due coniugi fedeli noi due dobbiamo confrontarci l’uno con l’altro e in tutte le nostre pene ci consoleremo a vicenda.

Di tutto ciò che discutiamo devo mantenere un grande silenzio e non lo dirò a nessuno se non a mio Padre e a nessun altro.

Sei un marito molto fedele che non mi abbandona e ovunque tu vada mi porterai con te.

Dalla cella al tabernacolo devono essere i nostri cammini e nel comunicare insieme devono essere le nostre ricreazioni.

Voglio chiederti una grazia che mi concederai che ne ho molto bisogno e non riesco a ottenerla.

Voglio essere una bambina in candore e umiltà, nell’obbedienza e nella purezza e nella santa semplicità.

Che mi mantenga piccola e vedere la mia malvagità e confondermi nel mio nulla affinché non mi trovi.

Che sia sempre molto sottomessa e che tutti possano comandare e che questo sia nascosto e nessuno se ne accorga.

Vivere in modo sconosciuto, nascosti nel lavoro nel silenzio e nell’obbedienza e compiere la tua volontà.

Questo è ciò che vi chiedo che tu me lo conceda Sì, perché ti piace così tanto e io voglio compiacerti.

È la mia passione dominante il silenzio e la solitudine perché so bene che c’è è quando di solito si parla.

Non dimenticherò mai quello che mi dicevi in quei piccoli e dolci momenti in cui ci riuniamo.

Ti sei rinchiuso da solo Nascosto nella solitudine apri, lasciami entrare e poi richiudi.

E lì fermi, tranquilli, in santa solitudine mi mostrerai ciò che vuoi affinché io possa compiacerti.

E quando siamo lì, noi due insieme veniamo ad abbracciarci Oh, che dolce conversazione proveremo entrambi.

O fortunato ritiro e beata solitudine! e da quanti mali liberi chi è con te.

Qualunque sia il tempo libero che ho qui lo impiegherò per imparare questa lingua in modo da potervi parlare.

Ogni giorno verrò per insegnarmi la lezione e insegnami in che modo parli al mio cuore.

Come un fedele inseparabile volerò verso la solitudine e nel grembo del mio amato lì riposerò in pace.

E quando lì reclinata sul petto verginale sarò tutta infuocata dal fuoco di quel vulcano celeste.

E questo seno amoroso non devo lasciarlo che avrò il mio riposo per tutta l’eternità.

Come vittima innocente voglio sacrificarmi per fare ammenda con te e poterti consolare.

Lasciate che mi sacrifichi come un’ostia sull’altare per purificare i miei peccati e per tutti gli altri.

Affinché il mio sacrificio possa piacerti che io sia un angelo nella purezza e un serafino nell’ amare.

E infine, mio marito mi lascio catturare e abbracciare il tuo seno in un’espirazione delirante.

Il Sacro Cuore di Gesù si rivolge alla R.M. Priora per consolarla.

Da tempo desidero avere una conversazione con te, mia cara moglie e aprirti il mio cuore.

Ma volevo vederti da sola ritirata in preghiera così che nella quiete avresti sentito la mia voce.

Sei molto triste, figlia mia, vedo che a volte piangi impegnata in mille faccende lavorando senza sosta.