4 settembre 1935, alla sorella
Reverenda Madre Abbadessa delle suore Cappuccine
Agullent
Ho ricevuto una risposta dai miei superiori e riteniamo che sia meglio che, prima di tutto, spieghiate al Visitatore l’attuale stato di salute di mia sorella in modo dettagliato, indicando l’impossibilità di vivere una normale vita comunitaria, nonché il fatto che sarebbe molto facile per mia sorella perdere la ragione se dovesse continuare così.
Potete indicare che vi sembra che con una partenza temporanea dell’interessata si eviterebbero le difficoltà della Comunità, sapendo, naturalmente, che la famiglia è pronta ad accoglierla. Che, nonostante la sua malattia, la suora ha una vocazione e che è solo una straordinaria debolezza mentale che l’ha portata a questi estremi.
In breve, fate ciò che ritenete sia meglio per il caso, e ciò che ritenete possa determinare al meglio la decisione del Visitatore di concedere l’autorizzazione.
Dalla risposta che riceverete dal Visitatore, mi invierete una lettera a Totana con una relazione che, a seconda di ciò che direte, faremo in seguito.
La lettera che ho spedito da lì è arrivata, quindi mettete in chiaro l’indirizzo e, se possibile, fate in modo che la persona vada direttamente a depositarla nella cassetta della posta, perché penso che quello che è successo in passato debba essere una disattenzione. Ma se pensate che sia meglio inviarlo attraverso un altro canale migliore, fatelo. In ogni caso, se non rispondo subito, significa che non ho ricevuto nulla.
Le chiedo anche di dirmi di sfuggita cosa nota di anomalo in mia sorella,
in modo che io possa cercare di rendergli la vita più facile con le mie lettere.
Torno a Totana perché me lo dicono i Superiori, che ora sono molto esigenti. Cercherò di non abbandonare la questione finché non sarà conveniente.
Perdonate questo inconveniente, resto affettuosamente in Gesù e Maria.
P. Serafino di Algemesí
Algemesí, 4 settembre 1935
28 aprile 1936, alle sorelle
Mie care sorelle:
Ho ricevuto la vostra il 19 aprile. Sto ancora bene qui e la popolazione rimane abbastanza tranquilla. Non credo che questo governo sotto cui ci troviamo non porterà a nulla di buono, e tutti ci aspettiamo qualcosa di molto grave. Anche se i giornali non ne parlano, ogni giorno i disastri si ripetono nelle diverse capitali. Ora, con l’elezione del nuovo presidente, sarà chiaro quale decisione prenderanno nei nostri confronti, e che si stanno trattenendo per non far arrabbiare ulteriormente l’opinione pubblica.
Da casa ho saputo che stanno ancora bene, per quanto ci si possa aspettare, perché è sciocco supporre che ci possa essere un benessere totale ovunque. Penso che mettendo l’indirizzo dell’ultima lettera che mi hai mandato, arriveranno tutte, e farò in modo che vengano messe nella cassetta delle lettere.
Mi sembra che dobbiamo prepararci a grandi cose, che certamente non saranno piacevoli, e non facciamoci illusioni, perché sarebbe troppo sciocco, quindi lasciamo che sia ciò che Dio vuole, o meglio, ciò che Dio permette, perché certamente non vorrà nulla di tutto ciò che potrebbe capitarci. Cerchiamo di trarre dai momenti presenti tutto ciò che possono dare all’anima, e questa sarà l’unica cosa che rimarrà invulnerabile in ogni occasione.
Vi auguro ogni bene e prego che Dio ci dia il coraggio e la conoscenza di cui abbiamo bisogno in ogni caso.
Cordiali saluti e auguri.
Serafino
Totana, 28 aprile 1936
30 agosto 1937, alla sorella
Sra. Purificación Masiá
Mia cara sorella:
Ieri, 29, ho ricevuto la sua lettera del 24 e suppongo che le comunicazioni continueranno. Vedo che tu e la tua famiglia state ancora bene. Anche io sono in buona salute per il momento.
Spero che, nel rispondermi, possiate scrivermi una lettera e allegare un paio di buste – la carta ce l’ho – anche se piegate, con qualche francobollo, perché è molto difficile procurarsi delle cartoline. Non posso ancora anticipare nulla sui miei affari, sono cose che richiedono molto tempo, e mi accorgo di avere pazienza per tutto ciò che è necessario.
So che siamo soli; ma il coraggio non mi manca e spero che da lì i cinque che sono partiti non ci lascino nell’oblio.
Ho chiesto se c’erano ragazzi del villaggio, perché ho pensato che se fossero stati dei villaggi vicini, avrebbe potuto esserci anche qualcuno di lì.
Vi auguro ogni bene, così come a Bautista, a María Vicenta e al bambino, e sappiate che non siete dimenticati da vostro fratello.
Vicente
30- agosto 37